I problemi di salute e le malattie croniche aumentano inevitabilmente con l’aumento dell’età. Una grossa porzione dei lavoratori tra i 50 e i 64 anni necessita un urgente adeguamento delle attività lavorative affinché vengano prevenuti rischi di pensionamento anticipato e inabilità al lavoro. I principali problemi di salute che si incontrano sono disturbi muscolo-scheletrici e psichici; la depressione inoltre è una delle cause più comuni dell’inabilità al lavoro e al prepensionamento. Invecchiando si riduce ovviamente la prestanza fisica ma dalle analisi delle attività lavorative in europa un terzo di queste comportano posture di lavoro scorrette, manipolazione di oggetti pesanti e/o movimenti ripetitivi, è quindi necessario riconoscere quali di queste mansioni siano ancora possibili da gestire da parte dei lavoratori anziani senza che queste vadano a impattare in modo negativo sulla loro salute e ne permettano il salutare svolgimento nel tempo.
Sebbene sia un fatto che la salute e le capacità fisiche peggiorino con l’invecchiamento, questo deterioramento è accompagnato da un sensibile miglioramento in altre importanti caratteristiche. Capacità di giudizio e pensiero strategico tendono a migliorare con l’età, alcuni studi hanno dimostrato infatti che l’esperienza lavorativa acquisita negli anni dai lavoratori anziani va spesso a compensare il declino di capacità psicomotorie e altri processi cognitivi.
Le abilità residue dei lavoratori possono essere valutate tramite specifici indicatori: il WAI (Work Ability Index) è uno strumento d’indagine che va a quantificare attraverso l’uso determinati algoritmi la capacità lavorativa. A seconda del punteggio l’indice WAI raggruppa i risultati in quattro categorie: scadente, mediocre, buona o eccellente. L’indice WAI ha un alto valore predittivo: il 60% dei lavoratori che hanno ottenuto un punteggio WAI scadente in un età compresa tra i 45 e i 57 anni hanno percepito una pensione per invalidità lavorativa negli anni a seguire.
Anche se i valori medi della popolazione compresa tra i 20 e i 65 anni restano nelle categorie “buona” e “eccellente”, oltre i 45 anni di età il 30% dei lavoratori presenta un calo nel proprio punteggio WAI, indipendentemente dalla natura fisica del lavoro svolto. Inoltre le differenze individuali relative alla capacità lavorativa tendono ad aumentare con l’avanzare dell’età, oltre i 45 anni i lavoratori presentano valori WAI meno omogenei rispetto ai lavoratori più giovani.Attraverso il calcolo del WAI è possibile individuare il livello di rischio associato ad un determinato punteggio. Tramite la comparazione del calcolo delle abilità lavorative con l’analisi dei rischi legati alle mansioni dei singoli lavoratori è possibile determinare la pericolosità immediata o a lungo termine di specifiche attività.
In cosa consiste quindi promuovere un invecchiamento attivo sul posto di lavoro?
In sintesi: in un reciproco impegno preso da parte del datore del lavoro e dai lavoratori da cui entrambi potranno trarre benefici.
Attraverso un’ adeguata formazione, puntuali controlli sanitari e un’ oculata riorganizzazione delle prassi lavorative, il datore di lavoro viene incontro all’invecchiamento dei lavoratori, permettendone una vita lavorativa più sana e conseguentemente più produttiva, avendo quindi un ritorno nelle risorse impiegate. I lavoratori vengono incontro alle esigenze delle proprie responsabilità lavorative adottando uno stile di vita più sano, seguendo le misure preventive e proattive indicate dai servizi di prevenzione e protezione e seguendo corsi di formazione e aggiornamento rilevanti per le loro mansioni lavorative.
Riteniamo per altro necessarie puntuali riforme di politica del lavoro atte al miglioramento dell’invecchiamento attivo e a garantire condizioni lavorative più in linea con le mansioni svolte rendendole compatibili con le inevitabili conseguenze dell’invecchiamento:
- riforma attitudinale per creare atteggiamenti equi e adeguati nei confronti dei lavoratori anziani;
- riforma della gestione per individuare e utilizzare i punti di forza dei lavoratori anziani;
- riforma del mondo del lavoro per creare una vita lavorativa adatta all’età per tutte le generazioni
- riforma del regime pensionistico che tenga conto delle grandi differenze individuali tra i lavoratori anziani mediante una serie flessibile di date per il pensionamento e un incentivo finanziario per il mantenimento della condizione occupazionale;
- riforma organizzativa per migliorare la collaborazione tra diversi soggetti e attori che hanno poteri decisionali su una vita
- lavorativa migliore e più duratura;
- riforma dei servizi sanitari per rafforzare i servizi proattivi e preventivi in materia di salute sul luogo di lavoro.
In conclusione, i lavoratori anziani sono una risorsa vitale per la forza lavoro, sia per il loro aumento percentuale rispetto alle altre fasce d’età sia per la quantità di capacità professionali e strutturali che apportano al luogo di lavoro, nonché per le conoscenze che possono trasferire alle generazioni più giovani.
Una vita lavorativa più sana è un fattore importante per l’invecchiamento attivo. Non è solo un vantaggio da un punto di vista produttivo; una attività lavorativa più sana e soddisfacente prima del pensionamento consente anche una vita più serena in seguito. Investire nella salute e nella sicurezza sul lavoro è un investimento per una vita migliore, sia dentro che fuori il luogo di lavoro.